Briciole di pane

L'accesso alle fonti
Paola Carucci

Archivista dal 1966, vinse il concorso di ordinario in archivistica. Dal 1990 al 1997 ha insegnato all’Università degli studi di Milano e poi all’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 1997 è stata sovrintendente all’Archivio centrale dello Stato fino al 2002. Dal 2008 al 2015 è stata soprintendente dell’Archivio storico della Presidenza della Repubblica. È autrice di numerosi saggi di teoria archivistica e sulla normativa relativa agli archivi.

2010

L'espressione «conoscere per tutelare e valorizzare» costituiva un costante richiamo alla priorità dei censimenti, come ineludibile premessa per l'efficacia delle norme di tutela, rivolto ai componenti del Consiglio nazionale per i beni culturali e ambientali da Giovanni Cassandro, insigne storico del diritto e giurista, primo presidente del Comitato di settore per i beni archivistici.
Nel solco di quel principio al quale aderisco per profonda convinzione ho sostenuto fin dall'inizio l'iniziativa, di cui questa Guida costituisce un primo importante, ancorché provvisorio, risultato, perché l'impegno delle istituzioni che aderiscono alla Rete degli archivi per non dimenticare merita una adeguata visibilità e deve essere orientato ad assumere con autorevolezza un ruolo di servizio civile e di ricerca.
È infatti molto importante tenere viva un'esigenza di giustizia, ma ancor più di conoscenza storica, per i gravissimi eventi che hanno caratterizzato un lungo arco della storia repubblicana e visto un duro bilancio di vittime innocenti, travolte da un complesso intreccio di equilibri politici sotterranei e di giochi di interessi e di poteri troppo lontani dalla percezione dei comuni cittadini.
Per i fatti di terrorismo e le stragi, a partire dalle bombe di Milano e di Roma del 12 dicembre 1969, si è raggiunta solo in misura limitata una conclusione giudiziaria, resa peraltro difficile dai tentativi di depistaggio e dalle coperture offerte anche nell'ambito di alcune istituzioni.
Suona amaro parlare di giustizia a tanti anni dagli eventi, una giustizia che può arrivare a toccare i colpevoli, più raramente i mandanti, troppo tardi perché questo possa rappresentare un effettivo risarcimento morale per i familiari delle vittime, ai quali inoltre i lunghi anni di attesa per gli esiti giudiziari hanno reso ancora più difficile l'elaborazione del lutto e frustrato, in più casi, il bisogno naturale di ricostruire una esistenza normale.
È un fatto importante che si abbiano oggi i primi risultati di un censimento dei materiali raccolti presso Fondazioni e Associazioni impegnate in quest'opera di recupero e salvaguardia della memoria e che questa Guida abbia una nota introduttiva del direttore generale degli Archivi che testimonia così l'impegno di collaborare alla conservazione e alla fruizione di un cospicuo materiale documentario.
​​​​​​​È importante, soprattutto, l'accordo raggiunto per la riproduzione digitale degli atti processuali, di cui si fa ente conservatore l'istituto bresciano Casa della memoria, mentre l'Archivio di Stato di Milano accoglierà i processi originali.
​​​​​​​La possibilità di versare gli atti di questi processi, a breve termine dalla loro conclusione, ma relativi ad eventi verificatisi alcuni decenni fa, è oggi possibile non solo nel caso di rischio di dispersione o di danneggiamento, ma anche per accordo tra il direttore dell'Archivio di Stato e l'ente versante, grazie all'emendamento dell'art. 41[1] del Codice dei beni culturali e del paesaggio che avevo presentato proprio pensando a questa documentazione e che, con mio felice stupore, ho visto accolto in sede di periodica revisione e aggiornamento del Codice.
(intervento di Paola Carucci nel volume Guida alle fonti per una storia ancora da scrivere, Roma, 2010)

 


[1]       L'art. 41, comma 2, nella sua ultima versione, recita: «Il soprintendente dell'Archivio centrale dello Stato e i direttori degli Archivi di Stato possono accettare versamenti di documenti più recenti, quando vi sia pericolo di dispersione o di danneggiamento, ovvero siano stati definiti appositi accordi con i responsabili delle amministrazioni versanti».

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