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Le fonti giudiziarie
Benedetta Tobagi

Benedetta Tobagi  (Milano, 1977). Laureata in filosofia, PhD in storia presso l’Università di Bristol (Uk), ha proseguito le ricerche sullo stragismo con una borsa di ricerca presso l’Università di Pavia. È stata conduttrice radiofonica per la Rai e collabora con «la Repubblica». Nel 2011 ha vinto il Premiolino, per la sua attività giornalistica. Dal 2012 al 2015 è stata membro del Consiglio di Amministrazione della Rai. Segue progetti didattici sulla storia del terrorismo con la Rete degli archivi per non dimenticare.
Ha pubblicato i volumi Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre (Einaudi 2009 e 2011), Una stella incoronata di buio. Storia di una strage (Einaudi 2013 e 2019), La scuola salvata dai bambini. Viaggio nelle classi senza confini (Rizzoli 2016 e 2017), il saggio Piazza Fontana. Il processo impossibile (Einaudi 2019) e Giona (Piemme 2020). Nel 2023, ha vinto la sessantunesima edizione del Premio Campiello con La Resistenza delle donne (Einaudi 2022).

2010

Importanza delle fonti giudiziarie per le ricostruzioni della storia dell’Italia repubblicana
Verità giudiziaria e verità storica non sono la stessa cosa, in primo luogo perché scaturiscono da percorsi con finalità molto diverse.
I processi penali mirano ad accertare la responsabilità di soggetti determinati rispetto a specifiche fattispecie di reato al fine di comminare pene adeguate, per conto dello Stato.
Gli storici debbono piuttosto comprendere, che giudicare. Illuminante la battuta di March Bloch circa le polemiche a sfondo politico e morale che viziavano la storiografia sulla rivoluzione francese: «Robespierristi, antirobespierristi, noi vi chiediamo grazia: per pietà, diteci, semplicemente, chi era Robespierre». Gli obiettivi della ricerca storica sono complessi e articolati: ricostruire lo svolgimento degli eventi del passato, rintracciarne l’origine, indagarne i nessi, gli sviluppi, analizzare i contesti, le mentalità, l’influenza del passato sul presente.
Vi sono però punti d’intersezione importanti: pur con obiettivi differenti, sia la magistratura inquirente sia gli storici hanno a che fare con prove e indizi, nel tentativo di giungere a una ricostruzione coerente di fatti passati. E il lavoro dei magistrati lascia tracce documentali preziose per il lavoro dello storico. Queste tracce, ossia le fonti giudiziarie, l’imponente mole di carte che compongono i fascicoli dei procedimenti giudiziari in tutte le loro fasi, dall’istruttoria, al dibattimento, fino alle sentenze di ogni grado, sono particolarmente rilevanti per chi voglia affrontare la storia dell’Italia repubblicana. Pensiamo in particolare ai procedimenti penali, perché «nella storia italiana la criminalità e le politiche criminali hanno avuto un peso del tutto anomalo, per la qualità più che per in numero dei delitti; per i confini, troppo spesso sottili, tra politica e criminalità; per il troppo frequente ricorso al diritto penale o alle misure di Polizia come strumento di governo dei fenomeni economici e sociali». Basti pensare alla rilevanza che, a partire dagli anni Sessanta, in un quadro caratterizzato a livello internazionale dai vincoli della Guerra Fredda e sul piano della politica interna da una profonda instabilità delle coalizioni di governo, assunsero i fenomeni della violenza politica e del terrorismo, nero e rosso, prima, e dell’offensiva mafiosa culminata nelle stragi degli anni Novanta, poi: nessun altro paese del mondo avanzato ha avuto un tasso di violenza politica così elevato nel secondo dopoguerra. Fenomeni cui si sommano altri fattori eversivi: i tentativi di colpo di stato (siamo a conoscenza di almeno tre progetti in questo senso: il "golpe De Lorenzo" del 1964, il "golpe Borghese" del 1970 e il "golpe bianco" del 1974); la loggia massonica P2; il sistema della corruzione. Senza dimenticare il potere e il radicamento sociale ed economico delle mafie, che condizionano pesantemente la vita dello stato italiano sin dalle origini.
Aspetti di "storia criminale" in cui non si esaurisce, ovviamente, la storia del paese, ma che tuttavia non possono essere né ignorati né derubricati come secondari o marginali: le carte dei processi sono essenziali per la ricostruzione di questi fenomeni e delle modalità con cui la magistratura e lo Stato li hanno affrontati.
(intervento di Benedetta Tobagi nel volume Guida alle fonti per una storia ancora da scrivere, Roma, 2010)

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