Briciole di pane

3. Una Repubblica giovane sottoposta a pesanti tensioni
Per capire le ragioni dell’esplosione di violenza dei terrorismi, il modo in cui lo Stato italiano li ha affrontati e l’impatto che hanno avuto sulla società, dobbiamo tenere presente alcune caratteristiche dell’Italia dell’epoca: una Repubblica giovane sottoposta a pesanti tensioni.

In primo luogo, era nata sulle ceneri di un ventennio di dittatura fascista, a cui, nel pieno della Seconda guerra mondiale, erano seguiti venti mesi di guerra civile, dal 1943 al 1945, che dopo l’8 settembre 1943 videro i partigiani combattere al fianco degli Alleati contro le truppe della Repubblica di Salò fedeli a Mussolini e all’alleanza con la Germania nazista.
La lunga dittatura lasciò tracce profonde nel corpo dello Stato: dentro la Polizia, la Magistratura, la macchina burocratica e amministrativa continuavano a servire persone nate, cresciute e formatesi al tempo del Fascismo. Lo stesso vale per la guerra civile, che lasciò uno strascico di lacerazioni sociali e contrapposizioni ideologiche profonde e durature.

La vita politica della neonata Repubblica italiana inoltre è pesantemente condizionata dalle dinamiche internazionali. Nel mondo spaccato in due dalla Guerra fredda, al Partito comunista italiano (PCI), il più grande partito comunista dell’Europa occidentale nonché principale forza di opposizione, era di fatto precluso l’accesso al governo (si parla di conventio ad excludendum, ovvero “patto per escludere”: era una prospettiva inammissibile per gli Stati uniti. Fino alla caduta del Muro di Berlino, la Democrazia cristiana rimane ininterrottamente al governo, creando una condizione di “democrazia bloccata”, perché non vi è una reale alternanza di governo, ma solo un variare delle alleanze. Ciò nonostante, come abbiamo visto, attraverso la dialettica parlamentare la politica riesce comunque a esprimere molte importanti riforme, in particolare negli anni Settanta.
La pregiudiziale anticomunista prevale sul dettato costituzionale, nella mentalità e nei comportamenti delle forze militari e di sicurezza, si parla per questo di una “doppia lealtà” (alla Costituzione e all’anticomunismo). 

Occorre infine tenere conto del fatto che, a partire dalla fine degli anni Cinquanta l’Italia conosce una crescita economica vertiginosa (il cosiddetto boom economico degli anni Sessanta), accompagnata da rapidissime trasformazioni sociali, antropologiche, dei consumi, che coesistono però con sacche di arretratezza. La modernizzazione è segnata da pesanti contraddizioni e crea forti tensioni nella società. L’accresciuto benessere economico è accompagnato dalla domanda di maggiori diritti. Quando l’onda lunga della protesta studentesca del Sessantotto raggiunge l’Italia, questa si salda con le lotte operaie, che toccano il culmine nel cosiddetto autunno caldo del 1969: una stagione di lotte sindacali mai viste. Il livello di conflittualità sociale si alza notevolmente, tra grandi speranze di cambiamento e profonde paure, diffuse nei settori più conservatori del potere politico ed economico e delle forze armate. È in questa situazione che esplode la violenza.

Continua a leggere 4. Alle origini dello stragismo