Laureata in Scienze politiche, nel 1976 ha iniziato a lavorare come documentarista per la Camera dei deputati. Nel 1982 è stata assegnata alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Loggia massonica P2.
In questo quarantesimo anniversario della strage più orrenda del Novecento italiano, vorrei ricordare un esempio, forse uno tra non molti esempi, di straordinaria collaborazione tra una commissione parlamentare di inchiesta, la Camera dei deputati e la magistratura. In questo caso i magistrati della procura della Repubblica e dell’u fficio istruzione del tribunale di Bologna, impegnati nella difficile inchiesta legata a quel drammatico 2 agosto. La collaborazione tra la presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, Tina Anselmi, e la presidente della Camera, Nilde Iotti, nasceva anche dalla solidarietà reciproca tra due donne eccezionali che condividevano i valori fondanti della Repubblica ma devo dire che il grande protettore di questa collaborazione, e degli sforzi che magistratura e parlamento dovevano compiere per fronteggiare un nemico mortale, aveva un nome che per molti di noi allora ancora giovani era già una leggenda: Sandro Pertini, il capo, con Luigi Longo e Leo Valiani, dell’insurrezione di Milano contro i nazisti.
Alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980, un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L'esplosione provocò il crollo della struttura sovrastante le sale d'aspetto e di trenta metri della pensilina. Investì anche due vetture di un treno in sosta al primo binario.
Le conseguenze dell'esplosione furono di terrificante gravità anche a causa dell'affollamento della stazione in un giorno prefestivo di agosto. Rimasero uccise ottantacinque persone; oltre duecento furono ferite.
La città si trasformò in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto nel pomeriggio a Bologna, affermò: «Siamo di fronte alla impresa più criminale che sia avvenuta in Italia, al più grave attentato dell'Italia repubblicana».
Quel giorno cominciò anche una delle più difficili indagini della storia giudiziaria. L’iter processuale non è ancora concluso.
Ad oggi, sono stati condannati in via definitiva come esecutori materiali i terroristi neri dei NAR Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e per attività di depistaggio il capo della loggia P2 Licio Gelli, gli ufficiali dei servizi segreti Pietro Musumeci (P2) e Francesco Belmonte e il faccendiere Francesco Pazienza. In primo grado è stato condannato anche Gilberto Cavallini per strage, il processo ora è in fase di Apello, e nel cosiddetto processo ai mandanti sono stati condannati, sempre in primo grado, Paolo Bellini, l'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, e Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli a Roma, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini.
[testo aggiornato al 6 aprile 2022]
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